A volte la esprimo direttamente, a volte emerge nelle domande che pongo ad altri oppure a me stessa. La mia sensazione si rivolge all’incomprensione che c’è nel mondo, tra le persone, tra di noi nei nostri pensieri. Quanto è complicato mettersi nei panni degli altri?
Moltissimo, anche perché in tante occasioni non conosciamo neanche i fatti della loro vita, figuriamoci la loro vera condizione, le loro personali battaglie…
Perché comprendere? Esprimo qui solo e soltanto il mio parere, quindi non lo ripeterò ad ogni piè sospinto…a mio parere comprendere non è solo un esercizio intellettivo ed un allenamento per la nostra anima in crescita. È un dovere, un imperativo morale e civico. Se ti capisco, tu sarai come me. E io a chi è come me non posso augurare o fare del male (tranne i casi di autolesionismo).
È necessario conoscere per capire, per comprendere? Assolutamente nì.
La maggior parte delle persone sente la necessità di conoscere i fatti per mettersi nei panni dell’altro, ma sono così clamorosi e purtroppo frequenti gli esempi di chi non si smuove neanche dopo racconti che lacerano il cuore, che, francamente, credo che narrarli possa fare la differenza solo fino ad un certo punto. O ce l’hai, l’empatia, o non ce l’hai. Perché anche nelle narrazioni, solo un cuore attento oltre che sensibile riesce a cogliere i particolari dolorosi e sofferenti. A volte non tutti. A volte alcuni nascosti. A volte quelli più simili alla sua vita. Ma li coglie.
Certamente è difficile capire alcuni stati d’animo se non si sono vissute esperienze analoghe: la paura è sempre la paura, purtuttavia la paura di morire ha sfumature diverse rispetto alla paura di fallire nella propria vita ed ancora rispetto alla paura derivata dalle aggressioni. Ma se siamo empatici riconosceremo comunque che la base di quel turbamento si chiama paura.
Per chi ha voglia però di capire qualcosa in più degli altri (ed in definitiva di sé), credo che potrebbe essere utile vedere gli eventi dal loro punto di vista.
Magari interrogandoli ponendogli domande non convenzionali, che non vengono poste solitamente perché in certi casi c’è la presunzione di saper già tutto di un argomento, o perché forse non c’era mai stata l’occasione di conoscere una persona che avesse avuto una certa esperienza oppure, da ultimo, non c’era proprio alcun interesse a sapere le risposte.
E mi è venuta un’idea. Facciamo che ci scambiamo le esperienze. Facciamo che Tizio (o Caia) ci dica, come nei migliori gruppi anonimi: “Ciao, io sono Tizio e sono sopravvissuto ad un incidente aereo.” Ed immaginiamo se, in un caso come questo, ci rivolgessimo a lui chiedendo non solo dettagli, ma le emozioni che ha provato: “Tizio, ma cosa si prova fisicamente mentre l’aereo cade?” oppure “Qual è stata la prima cosa che hai pensato?” “Hai sentito caldo, freddo, nausea?” “Hai bestemmiato o pregato?” “Hai pensato a qualcuno o hai maledetto il fatto di non essere andato prima in bagno visto che hai avuto una certa comprensibile reazione fisica allo spavento?”
Insomma domande. Anche domande che farebbero i bambini, ma che possano, nella loro semplicità, dare la possibilità finalmente a Tizio di descrivere veramente ciò che ha provato e non solo quello che, convenzionalmente, la società ritiene accettabile come argomento di conversazione, tipo il viaggio, la compagnia aerea etc.etc.
Io vorrei sapere come si è sentito. E vorrei che anche chi legge lo riuscisse a capire. A capirvi, a capirmi, a capirci.
Oltre alle domande nuove, che possano servire a narrare diversamente e più intimamente vicende ed emozioni, mi piacerebbe anche che mi segnalaste le domande che non vi fanno mai, quelle che VOI vorreste ascoltare e alle quali VOI vorreste rispondere.
Aspetto le vostre esperienze, i vostri dolori e le vostre prime basilari descrizioni. Inizialmente vi farò io le domande, ma spero che si crei un circolo virtuoso di interesse vivo nei confronti di chi scrive. Purché siate e siamo empatici.
Manterremo l’anonimato per chi scrive, perché dobbiamo ricordarci che sul web nulla sparisce e quella che oggi potrebbe essere una confessione fatta di getto a cuore aperto, domani potrebbe diventare motivo di un doloroso imbarazzo o potreste anche cambiare idea sull’averla fatta.
Ovviamente non saranno tollerati atteggiamenti discriminatori verso sesso, razza, religione, orientamento sessuale, politico, età, convinzioni personali, handicap, non saranno ammessi commenti legati a fenomeni di bullismo o a forme di shaming di qualunque tipo. Anche per questo le storie saranno pubblicate senza foto.
Vogliamoci bene ed esercitiamo i nostri neuroni specchio.
Ogni persona che incontri sta combattendo una battaglia di cui non sai nulla. Sii gentile. Sempre.
(Platone)