Buonasera, iniziamo l’empatico tour partendo dalle riflessioni di una nostra amica che sente su di sé a volte un peso enorme e che ce lo esemplifica già partendo dal nick con il quale vuole essere chiamata, Wonder Woman. Lei ci parla della sua stanchezza di donna che lavora e che vuole, per sua scelta, pensare anche alla famiglia in modo completo.

Parliamo di una quarantenne che non è succube di schemi familiari patriarcali, non è una pancina né una beghina, ma è una donna di cultura, con un buon lavoro e che ha anche sofferto per cose che socialmente vengono riconosciute come più gravi. Ora però è, fondamentalmente, una donna che vorrebbe scegliere per sé, ma che soffre intimamente di non essere riconosciuta negli ambiti che della sua vita fanno parte. La tematica può riguardare molti di noi, potremmo utilizzare parole diverse per descriverla, ma rimane uno dei bisogni fondamentali quello di essere visti al di là della faccia che portiamo in giro tutti i giorni in società ed in famiglia, costruita spesso più sulle nostre aspettative rispetto a noi stessi, che su quelle altrui. Una gabbia dalla quale è molto difficile evadere e nella quale sembra impossibile far entrare qualcun altro. W.W. descrive molto bene i suoi sentimenti e le lascio volentieri la parola…

W.W., quali sono le domande che non ti pongono mai?

Nessuno mi chiede mai…Sei stanca?

Ed ora che lo scrivo la prima cosa che mi viene in mente è: ma perché dovrebbero chiedermi se sono stanca?

Ma come perché?

Perché sono stanca, ecco perché.

Chi dovrebbe chiedermi se sono stanca?

Fondamentale le persone per cui io mi stanco.

Nella fattispecie la mia famiglia.

Io mi stanco per loro e loro non lo capiscono.

E non capendolo non se ne preoccupano nemmeno.

Capisco che non sto parlando di un problema esistenziale.

È una cosa di poco conto tutto sommato…il cavolo!

Lo so che ci sono incomprensioni ben più importanti ma ora questa mi preme.

Le persone per cui io faccio tanto quotidianamente non si accorgono di questo.

Pur vivendo davanti a loro, non mi vedono.

Ma come è possibile?

Vorrei essere rassicurata sul fatto che loro mi vedano.

Che si accorgano di quello che faccio per tutti.

Marito, figli e cani.

Sì anche loro.

Pretendo che tutti quelli che usufruiscono dei miei servizi me ne rendano merito.

Voglio gratitudine.

Perché la gratitudine mi fa sentire apprezzata e ripagata.

Un prete un giorno mi disse che non dobbiamo fare cose per gli altri per aspettarci un grazie, dobbiamo fare qualcosa per qualcuno solo per il piacere di farlo, non avendo l’aspettativa di una riconoscenza, altrimenti non agiamo davvero con il cuore.

Questa visione mi ha fatto riflettere tanto e per diverso tempo ho sperato mi fosse utile.

Anche io voglio fare cose per gli altri senza aspettarmi gratitudine.

E no.

Ma come si fa?

Io non ce l’ho fatta e non ce la faccio, ormai l’ho capito.

Devo sentirmi un mostro per questo?

Anche no.

A me basta poco.

Basta solo quel pizzico di gratitudine che mi consenta di rafforzare la mia autostima, di darmi energia positiva, benessere.

Q.b.

Perché questo mi farebbe sentire VISTA.

Mi farebbe avere un contatto empatico con le persone che amo.

Mi farebbe capire che la mia famiglia mi è grata per quanto faccio.

Potrei fare di meno.

Sì.

Ma questo non risolverebbe il problema.

Sarei meno stanca.

Nessuno mi dovrebbe chiedere…Sei stanca?

Ma nessuno poi potrebbe dirmi…Hai già fatto tanto…riposati.

Ed è questo quello che io desidero.

Non riposarmi…ma essere vista.”

Grazie per aver condiviso questo pensiero con noi, le tue parole vengono dal cuore, lo so e si percepisce. La stanchezza che ci descrivi è immensa e mi viene da chiederti se sai anche perché sei stanca. Qual è il momento nel quale senti più questa sensazione così soffocante?

“Sono stanca fisicamente perché a casa, per la casa e per chi vi abita dentro, ci sono una infinità di cose da fare.

E sono stanca mentalmente perché cercare di ricordarsi tutto, di organizzare, incastrare, progettare, riunire, armonizzare, comprendere, accogliere, sostenere, insegnare, monitorare…… assorbe tante energie mentali, ma tante.

Ed è snervante cercare di conciliare cose tra di loro inconciliabili di natura, ovvero svolgere più mansioni contemporaneamente. Il lavoro a casa e fuori casa. Le donne evolute ed emancipate (…) devono essere capaci di farlo.

Occuparsi di una famiglia e di una casa in realtà non è conciliabile con lo svolgere anche una attività lavorativa a tempo pieno.

Ma sembra che questa realtà sfugga al mondo.

E se sfugge al mondo intero come pretendere che non sfugga anche ai singoli elementi della famiglia stessa?

Sono certa che il mio stato d’animo sia condiviso con tantissime altre donne.

Quando mi sento più stanca?

Quando tutto questo non viene compreso.

In quel momento la stanchezza diventa davvero soffocante.

Ed allora penso che io non voglio votare.

No, non voglio votare, perché ci hanno concesso il diritto al voto e noi gli abbiamo concesso ogni cosa.

Io vorrei stare a casa ad occuparmi della mia famiglia senza diventare esaurita, ma con la dolcezza necessaria per svolgere questa attività.

E voglio essere rispettata per questo.

E voglio che il mondo rispetti questo ruolo e che non si pensi…quella sta a casa a non fare nulla e che tanto meno lo pensino i miei familiari.

Perché è ingiusto che si possa pensare questo con tanta facilità mentre nessuno si preoccupa di pensare che quella “poverina” si sta ammazzando per la sua famiglia e nessuno se ne accorge.

È frustrante.

Vorrei tanto che tutti capissero questo stato d’animo.

Io intanto sto facendo dei biscotti al cioccolato, con uova di gallina “vera”, con farina integrale biologica, con zucchero di canna, burro biologico e cacao equo e solidale.

Mi piace pensare di fare cose speciali per la mia famiglia e non riesco a smettere di farlo.

Qualcuno riesce ad essermene veramente grato???

E poi…vabbè andrò anche a votare”. 

 

W.W., capisco la tua frustrazione e ti ringrazio per averla condivisa con noi. Essere in più ruoli e dover dare il meglio in ognuno di essi è una situazione che sfibra e spesso non si capisce chi ha scelto questi ruoli per noi e chi ne ha stabilito le proporzioni… Ti abbraccio e ti aspetto ogni volta che vorrai parlare con noi… E vota, mi raccomando, che nessuno deve pensare di toglierti nulla per avertelo “concesso”.

A chi leggerà e commenterà indico uno spunto di riflessione… Quante volte andiamo ad etichettare come giuste e sbagliate le scelte altrui senza pensare al contraltare che vi è nascosto dietro? E quante volte si pensa che gli altri non abbiano diritto di lamentarsi solo perché la loro situazione non è degradata? Apriamo il nostro cuore a tutte le sofferenze e a tutte le frustrazioni, persino quelle che sono collegate alle libere scelte. Hanno diritto di esistere e di essere accolte. Ogni pensiero ne comporta altri, spesso si collegano in testa come tante concatenazioni impossibili da fermare. Chiudere occhi ed orecchie pensando che vi siano problemi “banali”, parla anche di noi e dell’incapacità (in quel caso) di saper accogliere. Possono essere presenti in ognuno di noi, non giriamoci dall’altra parte solo per ignorare in fin dei conti che possono essere anche i nostri quelli di cui ci parlano gli altri e non pensiamo che se noi ci stiamo rassegnando a non poterli risolvere (forse), non abbia senso dare importanza ed ascolto a quelli degli altri. Chissà, magari ne viene fuori uno spunto di crescita, oltre che di riflessione..

Un abbraccio…